Lui & Lei
Il testimone dello sposo
di geniodirazza
02.02.2024 |
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"Il sabato mattina lui si svegliò assai presto, si preparò, si vestì di tutto punto e si avviò alla chiesa con un paio d’ore di anticipo, per accogliere gli..."
Sin da quando, cinque anni prima, era stata assunta come impiegata nell’Ufficio Amministrativo dell’azienda, Lucia, per gli amici Cia, all’epoca solo ventenne, si era prefissa di concupire il padrone e di farsi sposare; Ubaldo, per gli amici Baldo, non era molto difficile da conquistare, visto che l’attenzione spesso eccessiva alla conquista di potere e ricchezza lo teneva quasi completamente fuori da giochi di seduzione e di corteggiamenti.Era bastato qualche mese di insistenza, alla ragazza, per portarselo a letto e scoparci con l’abilità che aveva maturato da quando, poco più che adolescente, si era votata al sesso come alla più importante fonte di vita e di soddisfazione; impiegò anche meno a risultare indispensabile al maschio incerto quando si trattava di donne e praticamente esposto ad ogni possibile aggressione; in capo a un anno di convivenza, parlavano già di possibile matrimonio.
Forte di una determinazione inossidabile, Cia riuscì, secondo un suo progetto di cerimonia, ad organizzare tutto, dalla location all’abito; selezionò perfino i testimoni; per lui, scelse Santiago, detto Iago, un suo amico che Baldo aveva conosciuto, perché era stato cooptato nella cupola direttiva di un’azienda concorrente come marito di Vanna, unica figlia femmina del proprietario, insieme ai tre fratelli di lei che affiancavano il padre nella gestione dell’azienda e nella trasgressività come condotta di vita.
A matrimonio avvenuto, Baldo era d’accordo con Cia che sarebbe stata promossa nel ‘cerchio magico’ dei favoriti del padrone e ne sarebbe diventata vice; la donna si diede un gran da fare perché i soldi di lui fossero spesi bene per organizzare la cerimonia più fastosa che si potesse immaginare; la chiesa per il rito fu individuata in un santuario sul vicino lago; in un albergo adiacente lei e il futuro sposo avrebbero alloggiato il giorno prima delle nozze, in camere separate per rispetto della ritualità.
La cerimonia era stata fissata per il primo sabato di maggio, perché la primavera avrebbe consentito agilità di abbigliamento e di movimenti, potendo svolgersi il pranzo nell’albergo, in un tendone costruito all’aperto; il venerdì pomeriggio, entrambi presero posto nelle camere assegnate e, fedeli alla consegna, non si incontrarono, anche se le camere erano collegate da una porta che rimase categoricamente chiusa, perché il promesso sposo non vedesse lei se non sull’altare.
Il sabato mattina lui si svegliò assai presto, si preparò, si vestì di tutto punto e si avviò alla chiesa con un paio d’ore di anticipo, per accogliere gli ospiti che sarebbero arrivati; poco dopo che fu sceso, si accorse che aveva lasciato su un mobile il portafogli e il telefonino; dandosi dello sbadato, tornò sui suoi passi ed entrò nella sua camera; recuperati gli oggetti dimenticati, stava per tornare fuori quando fu bloccato da un parlottio che veniva dalla camera della promessa sposa, che avrebbe dovuto essere ancora sola.
Inizialmente per mera curiosità, poi con interesse sempre più acuto si avvicinò alla porta di comunicazione, la aprì con tutte le cautele del mondo, diede uno sguardo dentro e strabiliò; Cia, seducente in una vestaglia trasparente sulla combinata reggiseno e tanga, stava ritta ai piedi del letto ed abbracciava con evidente enorme passione un maschio giovane e tonico, il testimone dello sposo, Tiago detto Iago, che la divorava letteralmente in un bacio cannibalesco mentre le mani svariavano su tutto il corpo.
Le strinse, da dietro, il seno fino a farlo dolere ed afferrò i capezzoli, che sapeva assai sensibili, provocandole spasmi intensi di libidine; lei rispose allungando la mano dietro fino a sentire la consistenza rassicurante del fallo sempre valido; seguendo quasi un rituale che si intuiva abituale tra loro, sganciò la vestaglia e si presentò in intimo; la fece girare, si appropriò con forza della bocca e limonarono a lungo, succhiandosi a vicenda le lingue, mentre lui le palpava e stringeva con rabbia, quasi, le natiche compatte e saporose e faceva strusciare il sesso tra le cosce contro lo slip e la vagina rorida già di umori.
La spinse seduta sul letto, si sfilò i vestiti e le piantò il batacchio sul viso; lei lo prese devotamente tra le mani e baciò la punta, succhiando dal meato la goccia di precum già apparsa; lui spinse il bacino e copulò in bocca; lei frenava lo slancio tenendo in mano, fuori dalle labbra, il grosso della mazza e dedicandosi alla cappella tra lingua e palato; deviò qualche spinta verso le guance, poi si fece penetrare in gola con l’irruenza che evidentemente conosceva.
Non si impegnò molto a leccarla, Iago; il suo interesse primario e forse unico era metterle il sesso in vagina o nell’ano e sbatterla con violenza; era il suo modo di esprimere la sua mascolinità e dominare una donna che sapeva di gran carattere; piuttosto, godeva ad offendere l’amico assente che, in chiesa per quel che sapevano, stava aspettando la ‘fedele promessa sposa’ per caricarsi del palco di corna che avrebbero arricchito negli anni a venire.
In un angolo della sua coscienza, forse Cia si vergognava quando si vedeva nello specchio sottomessa ad un caprone maschilista e oppressivo; ma di fronte a quella mazza che le sconvolgeva vagina, ano e mente non riusciva a controllarsi; piuttosto, la ringalluzziva l’idea di umiliare il ‘padrone’ scopando come una scimmia col suo amico; Baldo non riusciva a cogliere le motivazioni di una scelta stupida e controproducente; ‘solo quel che non si fa non si viene a sapere’; lui, per fortuna, aveva saputo appena in tempo.
Un gesto per scacciare i pensieri tristi; si rovesciò sul letto e lo sentì che la assaliva senza esitazioni, senza preliminari; sapeva che i colpi che infieriva sul pube avrebbero lasciato, al solito, lividi ormai quasi indelebili; ma la tigna era diventata un habitus a cui non poteva più sottrarsi; quindi, si godeva le sollecitazioni libidinose che provocava in lei la mazza che la violentava ed aspettava gli sviluppi previsti e immutabili.
Da come si muovevano in armonia e sintonia, appariva chiaro che la loro relazione era abbastanza lunga e matura per farne due amanti inossidabili; benché avessero tempi misurati e brevi, la scopò con rabbia a lungo, facendole più volte cambiare posizione; la prese da sopra, da dietro, di lato, facendole sollevare una gamba quando erano stesi a trenino e la mazza sbatteva in vagina mentre lei masturbava il clitoride; quando la mise carponi era chiaro che, dopo averla posseduta, a lungo e dolorosamente, in vagina, avrebbe spostato la cappella all’ano e l’avrebbe penetrata senza lubrificazione.
Iago, cosciente che era l’ultima ‘botta’ prima della cerimonia, si gettò come un falco su di lei e spinse il sesso più profondamente che poteva, picchiò a lungo sul pube con una violenza inusitata; la fece girare, la montò a pecorina; lei si limitò ad urlare il suo piacere anche davanti ai colpi più duri; quando passò al lato B e la penetrò analmente senza avvertirla, la fece urlare di dolore; l’imperturbabile ‘casta promessa sposa’ si fece sbattere come un zerbino e godé più volte.
Non sembravano arrendersi di fronte a niente; lei aveva il basso ventre tutto arrossato; lui sentiva che gli bruciavano fallo e testicoli tanto l’aveva posseduta; sembravano temere l’ultima eiaculazione, quella che avrebbe chiuso la trasgressione, mentre l’orologio incalzava perché il prete non aspettava e lei doveva essere in chiesa alle 11,30 come previsto dal rituale; si scatenarono in un’ultima violenta aggressione e godettero ancora, alla fine.
Ripresosi dallo stordimento che la lercia visione gli aveva provocato, Baldo spense il telefonino con cui aveva ripreso la scena, chiuse la porta ed uscì nel più assoluto silenzio; arrivato alla chiesa, si rifiutò di andare ad attendere la sposa sull’altare e si fermò sul sagrato, prima del portale; dopo più di un’ora, con la faccia più serafica del mondo, arrivò Iago che lo salutò amichevolmente e gli fece gli auguri; gli rispose uno sguardo feroce che lo avrebbe voluto incenerire, senza nemmeno una parola.
La cerimonia era fissata per le 11,30; alle 11,45 comparve la macchina d’epoca affittata per il breve tratto dall’hotel al santuario; Cia rimase basita quando vide il ‘fidanzato’ fermo sul sagrato; suo padre, che l’accompagnava, rimproverò il futuro genero che lo sposo doveva attendere sull’altare; lui con voce severa, quella di quando trattava affari in cui sarebbe stato brutale e impietoso, impose a Cia di scendere e di appartarsi con lui.
Si accostò tremante e gli chiese con lo sguardo cosa significasse quella manfrina; accese il telefonino, fece scorrere alcune immagini del video realizzato in camera poco prima e la invitò a comunicare fatti e conseguenze agli invitati; si allontanò a passo lento con un viso più scuro di una notte di tempesta; lei invitò suo padre ad avvertire gli invitati che il matrimonio non ci sarebbe stato e a chiedere scusa per l’errore di sua figlia; l’altro non capiva ma obbedì; lei scappò a piedi, piangendo, verso l’albergo.
Iago, avendo intuito l’accaduto, la seguì ma lei lo respinse con forza e l’altro tornò a testa bassa; la sala grande della reception in breve fu colma degli invitati delusi; Baldo che si era ripreso dalla botta, prese un microfono e comunicò che, per colpe emerse all’ultimo momento, il matrimonio non si sarebbe celebrato; avvertì che tutto era stato pagato, compreso il pranzo previsto all’hotel; gli amici erano pregati, quindi, di festeggiare comunque almeno il pericolo da lui scampato, di una vita di corna.
Andò a sedersi lui per primo e fece servire antipasti e vino per brindare; trovò seduta al suo fianco Vanna, desolata forse più di lui, che cercava di tirarlo su, invitandolo a ricominciare con una ragazza più degna di fede; lei aveva da tempo il sospetto che fra le ‘capronate’ di suo marito ci fosse anche la storia con la ragazza dell’ufficio amministrativo dell’altra azienda; ma da sempre, ormai, lei era considerata la reietta da suo padre, dai fratelli e dal marito che era stato assimilato dai familiari alle loro abitudini da caproni.
Baldo conosceva bene le qualità professionali di Vanna; le chiese come mai subisse quelle umiliazioni, mentre era certo che qualunque azienda fosse pronta ad assumerla con adeguato compenso, per i grandi vantaggi che la sua collaborazione poteva offrire; lei, con amara ironia, gli obiettò che nessuno si sarebbe messo contro un tiranno come suo padre e questo le imponeva di sopportare l’emarginazione nell’azienda, che era in parte anche sua, e le umiliazioni di un marito ottuso, volgare e retrogrado.
“Vanna, io avevo in animo di nominare Cia mia vice, prima di scoprire quanto fosse inaffidabile, sleale e volgare; che mi risponderesti, se ti proponessi di prendere tu quel posto e di mettere i tuoi talenti al servizi della mia azienda?”
“Senza timore di piaggeria, ti dico subito che sarebbe perfetto, mettere la moglie in condizione di ribellarsi al marito maiale; la figlia di mandare al diavolo padre e fratelli; la donna di cominciare una nuova avventura con l’unico imprenditore in grado di dare a mio padre e a mio marito le mazzate che si sono meritati; ma queste scelte sono di estrema fiducia; tu volevi offrire il posto a una persona di cui ti fidavi ciecamente, sbagliando; non so se merito che me ne offri altrettanta; in fondo con lei scopavi anche ... e molto a quel che so!”
“Calma, ragazza; LEI mi scopava; io facevo l’amore, davo e chiedevo amore; solo adesso ho scoperto che mi usava per i suoi pruriti di figa come usava chiunque altro; tienilo ben presente, se tra noi scatta qualcosa!”
“Stai dicendo che ipotizzi anche una storia d’amore tra noi due? Hai chiaro che sono sposata ormai da troppi anni e che ho già due figli con mio marito?”
“Vanna, non voglio prenderti a vivere con me o avere da te un figlio; ti sto proponendo di diventare la mia vice, di lavorare a contatto di gomito fino a dieci ore al giorno, di mangiare panini e cenare in mensa noi due; poiché spesso dovremmo presenziare a cerimonie e partecipare a convegni fuori città, se qualcosa dovesse scattare tra me e te, io non mi fermerei, perché sono un debole e mi affido alla donna a cui do fiducia; ti va di rischiare questa complicazione?”
“Quanto tempo mi dai per riflettere? ... No, aspetta; hai detto che ti affidi a chi ami; in questa vicenda siamo due cornuti; che ne diresti se decidessimo di pareggiare i conti e di darci amore almeno una volta contro le corna che ci hanno fatto per anni?”
“Hai ben capito che mi piace dare e ricevere amore? Io sono fragile e ci metto poco ad accendermi per una donna meravigliosa come ti vedo io; tu hai qualche elemento per fare l’amore, non per scopare da bestie?”
“Baldissimo Baldo, mai nome fu più appropriato!, forse non hai colto che sei il primo essere umano che con serenità ed anche con coraggio mi ha visto come donna utile a qualcosa; mi sento tanto reietta che amarti è quasi un dovere, dopo averti sentito proporre una collaborazione pericolosa e difficile; se pensi ti possa servire, facciamo l’amore, non tanto per pareggiare inutilmente i conti della serva, ma per sentire che mi apprezzi anche come donna, oltre che come funzionaria.
Tu mi vuoi vice sul lavoro; io ti vorrei vice a letto; anche io, adesso, vorrei testare la tua profonda umanità nel fare l’amore, non solo nell’assumere decisioni operative; hai qualcosa da proporre per dare corpo a un amore anche provvisorio ma vero e intenso?”
“In questo albergo una camera matrimoniale è stata riservata per celebrare la luna di miele; non è stata disdetta; ti riuscirebbe di passarci con me una notte di nozze al di sopra del tuo matrimonio e delle mie corna?”
“Se sai dove recuperare la chiave, fermiamoci a mangiare e a gozzovigliare con gli amici, da ragazzi innamorati, se non ti turba l’idea; stasera sarò la vergine sposa del migliore cavaliere medioevale che sia mai stato inventato dalla fantasia di un’adolescente.”
Quella notte Baldo celebrò le sue stranissime nozze con la moglie di chi lo aveva cornificato con la promessa sposa; con lei stabilì una linea di condotta che li portò in breve a vivere fianco a fianco per intere giornate, al vertice di una struttura produttiva che, con l’apporto di Vanna, diventò sempre più potente e riconosciuta; al fianco del ‘padrone’, in realtà suo innamoratissimo ed amatissimo compagno di vita e di lavoro, si fece notare in tutti gli ambienti ‘bene’ della borghesia cittadina.
Emerse con forza nelle conferenze, nei convegni, nelle giornate di studio, insomma dovunque ci fosse bisogno di rappresentare con eleganza e con forza l’azienda; non tornò mai da quei viaggi di lavoro senza l’esperienza gratificante di una nuova conoscenza turistica e soprattutto con contratti pesanti, quasi sempre di impegno europeo, firmati nel corso delle giornate di convention; ciliegina sulla torta, Baldo la convinse a rinunciare a molte sere e molte notti con lui, per riconquistare l’affetto dei figli.
Nel corso dei mesi, quasi due anni in definitiva, mise alle corde suo padre imponendogli la superiorità di una classe limpida, di un grande talento negli affari e di un fascino irresistibile; al confronto, i fratelli risultavano caproni buzzurri capaci solo di creare casini con amorazzi squallidi e provvisori; suo marito decise alla fine che poteva ignorare totalmente moglie e figli per diventare organico alla ‘cupola’ dei familiari di lei, di cui sapeva che amava riamata e dominava accettandolo il concorrente più temibile, Baldo.
L’occasione per una rimpatriata collettiva si verificò quando in città fu organizzata una festa dell’Associazione degli Industriali a cui parteciparono tutti; quando fecero il loro ingresso nella sala del ricevimento, la prima cosa che notarono, Baldo e Vanna, fu Lucia che ’svolazzava’ gioiosa da un gruppo all’altro; fu la stessa ragazza a ‘bruciare’ la sorpresa, quando presentò a lui il suo ‘fidanzato’, un anziano concorrente che poteva essere almeno suo padre.
Il sorriso di cortesia fu inevitabile, insieme ad un interrogativo bruciante sulle reali intenzioni della donna; ma anche questo fu dissipato immediatamente, quando un ragazza di forse venticinque anni si accostò e chiarì.
“Ciao, tu sei Baldo, l’imprenditore di assalto che tante rogne causa alle vecchie cariatidi come mio padre; tu immagino che sia Vanna, la sua fidata collaboratrice e, a quel che mi è dato di vedere, anche la sua dea personale; io sono Lucrezia, figlia del vecchio rincoglionito e figliastra ormai di quella troia che tanto dolore ti ha causato ... “
“Ciao, Lucrezia, io sono Vanna e sono la donna amata e innamorata di questo genio della finanza; anche tu mi pare che non scherzi, col tuo studio che si occupa di nuovi media; come va il lavoro?”
“Il lavoro non decolla, purtroppo; non ho a fianco a me un coraggioso come il tuo Baldo; dimmi la verità, quante volte giochi sul nome e sul corrispondente aggettivo? Come mai hai cambiato casacca? Perché non divorzi e non ti metti con quest’uomo senza dubbio più degno di tuo marito e abbastanza innamorato di te, mi pare? Scusami, ma è la prima volta che parliamo e da tempo hai stimolato molte curiosità!”
“Nessun problema; in ordine, Baldo è davvero baldissimo, specialmente quando ama; l’incidente a cui ti riferisci e che adesso ti riguarda da vicino, vista la prospettiva di una matrigna che già si è distinta per perfidia e infedeltà, ci fece scoprire innamorati e capaci di osare anche contro la morale corrente; scelsi di avviare il percorso con lui, ma non ho nessuna intenzione di lasciare i miei figli allo sbando; per questo vivo con dolore il doppio regime.
Baldo ha bisogno di una donna che possa dargli, oltre all’amore, anche un figlio che erediti la sua fortuna; io, su quel versante, ho già dato abbastanza; so che vicino a lui ci vuole una ragazza leale e disposta a dare amore; non chiede fedeltà e monogamia, se volessi proporti come dovresti; incontrarlo, per me ha significato assumere dignità di donna e autostima; ma so che altrettanto dovrà fare con una ragazza che lo renda anche padre; in quel caso, se sarà necessario, mi farò da parte. Ti basta questo mio profilo?”
“È perfetto, come tutto quello che fai; stai dicendo quindi che posso accostarmi al tuo amato, chiedergli di assorbire il mio studio nelle sue attività, farlo innamorare di me, dargli un figlio ed essere la più ricca e potente signora borghese della regione?”
“Se ci aggiungi il piccolo condimento di amarlo con tutta te stessa e di garantire che il figlio sarà veramente e solo suo, hai indicato la ricetta giusta e, col figlio, avrai un documento superiore a qualunque certificato, da valere per tutta la vita. Posso chiederti una cosa molto egoistica e personale? Cosa sarebbe di me, se tu riuscissi a concupirlo e a farti mettere incinta?”
“Consigliarmi come stai facendo adesso ti pare poco? Io credo che mi sto innamorando di te prima ancora di parlare col tuo amato; non so se hai esperienze di amore saffico, ma io ne ho fatto qualcuna; so di amiche che praticano la mezzadria, più di come fai tu che sei bigama e diversifichi i rapporti tra marito e amato; loro applicano il criterio della turnazione o del letto a tre piazze; quale sceglieresti, se dovesse succedere quel che profetizzi?”
“Non sono Cassandra; leggo e interpreto quel che vedo; so che ti stai innamorando perché scopri un grande uomo che vuoi conoscere anche biblicamente; so che lui fa lo gnorri per nascondere, prima di tutti a me, che ti guarda con occhio lubrico e voluttuoso; prima che la serata sia finta, sarete nell’Empireo o vi dimenticherete; io, da funzionaria, vedo benissimo il tuo studio alloggiato in un padiglione nuovo dell’azienda, organico a quella e in grado di dare una spinta ed una svolta all’attività.
Quando Baldo se ne renderà conto, vedrà anche la meravigliosa donna che c’è dietro e rischierò di tornare moglie adultera e basta; anzi, no resterò funzionaria dell’azienda e forse anche ad alto compito dirigenziale, ma la vice sarai tu ... “
“Guarda, sembra che il tuo amato stia discutendo con tuo marito e con tuo padre ... “
“Baldo, quando vuole, sa essere un gran figlio di puttana; starà sbattendo in faccia ad entrambi che siamo una coppia inossidabile e li sta mettendo alle corde, col lavoro e con l’amore ... Voglio dire che quasi certamente sta comunicando che ha vinto il concorso di idee per quella nuova struttura residenziale in Francia; mio padre ci teneva, perché quei puttanieri dei suoi figli e di suo genero lo stanno mettendo in cattive acque coi loro sprechi; adesso credo che gli chiederà lo scorporo della mia parte di eredità ... “
“E quindi?”
“Si prende la meno importante delle quattro fabbriche e me la fa assegnare ... Baldo, che sta succedendo?“
“Vanna giusto tu! Tuo padre sta convincendosi che la fabbrica della collina non gli serve e può dartela, ma non in proprietà comune con tuo marito ... “
“Ottimo; ci possiamo installare il laboratorio di Lucrezia per la transizione al telematico ... “
“Hai già preso impegni?”
“No; se vogliamo agire, devi mettere i capitali per le ristrutturazioni ... “
“Vale la pena?”
“Senti, troglodita, tu devi adeguarti al nuovo; tuo figlio non può ereditare un’azienda vecchia; la prossima madre di tuo figlio deve dirigere un’azienda moderna ... “
“La prossima madre di mio figlio?!?!? Hai deciso di fare un altro figlio con me?”
“No; lo farai con Lucrezia; non credere che non abbia visto come la guardi e come lei pende dai tuoi gesti, dalle tue labbra ... !”
Spinge l’altra e la fa quasi crollare addosso al compagno; lei lo bacia con passione.
“Che fai? Impazzisci con Vanna?”
“No, amore mio; vedi che Lucia sta guardando? Lei si mette con mio padre; io sono assai più giovane di voi e decido di essere la tua compagna, certificata dal figlio che mi darai; ti turba l’ipotesi?”
“No; che sarà di noi, Vanna?”
“Abbiamo deciso la spartizione, alternandoci o con un letto a tre piazze; ce la fai a accettarci libere e innamorate?”
“Per ora, sì; più avanti, faremo scorta di Viagra, se sarà necessario.”
“Bene; andiamo a cena; poi io vado a casa ad occuparmi dei miei figli; voi continuate col dopocena che sai dare tu ... “
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Vi invitiamo comunque a segnalarci i racconti che pensate non debbano essere pubblicati, sarà nostra premura riesaminare questo racconto.
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